Perché Bali è chiamata “l’Isola degli Dei”: miti e tradizioni ancora vive
Bali non è solo templi, spiagge e risaie da cartolina: è un’isola dove il sacro si fonde con la vita quotidiana in ogni gesto, in ogni angolo. Il soprannome “Isola degli Dei” nasce proprio dalla spiritualità profonda e dalle tradizioni millenarie che ancora oggi scandiscono il ritmo della giornata dei balinesi.
Bali è l’unica isola dell’Indonesia dove l’induismo è la religione principale.
Bali e il legame profondo con il divino
Bali viene anche chiamata “Isola degli Dei” per la forte spiritualità che permea ogni aspetto della vita quotidiana. La religione predominante è l’Induismo balinese, un mix unico di induismo, animismo e culto degli antenati. Qui gli dei non sono entità lontane, ma presenze attive che vivono tra templi, montagne e mare.
Templi ovunque, rituali quotidiani e offerte
Se cerchi templi a Bali non faticherai a trovarne! Non esiste villaggio balinese senza almeno tre templi: uno dedicato a Brahma (creatore), uno a Vishnu (conservatore) e uno a Shiva (distruttore). I templi familiari, invece, si trovano all’interno delle abitazioni. Ogni giorno, gli abitanti preparano le canang sari, piccole offerte realizzate con foglie di palma intrecciate, fiori colorati, incenso e talvolta riso o dolcetti.

Il loro significato profondo è quello di ringraziare gli dei per la pace e l’armonia ricevute, ma anche di equilibrare le energie spirituali tra bene e male. Le troverete ovunque, nei templi di ogni genere, nelle case, agli ingressi, per strada sui marciapiedi…
Cerimonie che scandiscono la vita
Le cerimonie religiose accompagnano ogni fase della vita dei balinesi: dalla nascita ai matrimoni, fino ai complessi riti funebri come il Ngaben, la cremazione balinese. Le celebrazioni coinvolgono l’intera comunità e spesso durano giorni: le cremazioni collettive sono meno care rispetto a quelle private.
L’equilibrio tra bene e male nei simboli balinesi
Il concetto di equilibrio spirituale è alla base della cultura balinese. Ogni gesto, rituale o celebrazione serve a mantenere l’armonia tra forze positive e negative, un principio che si riflette anche nel concetto di karma.

Un simbolo visibile di questa filosofia sono i drappi a scacchi bianchi e neri (poleng) avvolti attorno alle statue e agli alberi sacri nei templi: rappresentano la coesistenza inevitabile di bene e male nella vita.
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